Premessa: La crisi del positivismo
Alla crisi della mentalità positivista e della scienza si accompagna, negli ultimi decenni del XIX secolo, il tramonto dell'economia e della borghesia liberale.
Dal 1870 in poi veniva maturando una profonda svolta nei rapporti sociali sotto la pressione di grandi vicende storiche. Da un lato la presa di coscienza della classe operaia incrinava la sicurezza della borghesia, la quale reagiva chiudendosi a difesa del suo potere appena conquistato. Dall'altro lato la “grande depressione” rendeva agonizzante sia l'ordine economico sia la cultura della borghesia liberale e veniva affermando una nuova organizzazione sociale, l'imperialismo, basato su un gigantesco processo di concentrazione industriale-finanziaria, sul protezionismo e sulla ricerca di nuovi mercati coloniali.
La grande depressione fu determinata dalla sovrapproduzione industriale che avviò un generale crollo dei prezzi, con conseguente diminuzione dei costi di produzione, e dalla sempre più faticosa capacità di assorbimento del mercato. Inoltre lo sviluppo dei mezzi di trasporto, favorendo l'afflusso di merci dalla Russia e dall'America, provocò una concorrenza che la vecchia Europa non fu in grado di sostenere; conseguenze di ciò furono la stagnazione economica, la compressione dei salari, la chiusura delle aziende, la disoccupazione.
Nella nuova organizzazione di tipo imperialistico maturava la crisi dei “ceti medi” che venivano schiacciati dall'alto dalla borghesia e dal basso dal proletariato. Gli intellettuali, che provenivano generalmente dai ceti medi, si sentivano spesso spiazzati, sradicati, incapaci di aderire o all'una o all'altra forza. Il tramonto della borghesia liberale era vissuto dagli intellettuali come fine della borghesia stessa e della storia fra ansie e timori di un domani tutto da inventare. C'era in molti il presentimento o la consapevolezza di vivere una crisi storica, una decadenza, una dissoluzione irreversibile; e ciò portava gli intellettuali a ripiegarsi su se stessi, a ricercare oltre la fenomenologia delle apparenze e dei fatti una realtà più profonda, l'essenza delle cose e della vita.
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