L'Estetismo
Atteggiamento del gusto e del pensiero: pone i valori estetici al vertice della vita spirituale, considerando la vita stessa ricerca e culto del bello, creazione artistica dell'individuo. Fa parte del più vasto fenomeno del decadentismo.
È il rifiuto reazionario e sdegnoso della realtà, della democrazia, della società borghese: il rifugiarsi in uno sprezzante isolamento, in una vertiginosa solitudine che ha come conseguenza la sconfitta dei suoi eroi freddi e intellettualizzati.
Agli occhi dell'esteta, l'arte è il solo valore autentico dell'esistenza; perciò egli costruisce la propria vita come un'opera d'arte; perennemente alla ricerca della bellezza, egli rigetta ogni considerazione morale, ogni dovere imposto dalla società umana.
Ogni forma di industrializzazione, di pacifismo borghese, di positivismo, di democrazia, di socialismo porta alla volgarità, alla banalità alla mercificazione dell'arte. L'arte è l'unico rifugio, l'unica difesa dalla volgarità della vita normale, “dall"immensa... profonda... incommensurabile cafoneria dei finanzieri e dei nuovi ricchi” come scrive Huysmans.
La vita dell'intellettuale deve essere coinvolta nell'arte, farsi arte essa stessa.
L'identità di arte e vita è perfettamente resa nel romanzo Il ritratto di Dorian Gray (1890) dello scrittore Oscar Wilde.
L'esteta ha il compito di tendere alla raffinatezza, all'eroismo, alla gloria, ad un ideale supremo di bellezza; bellezza isolata, preziosa, ambigua, perversa, lussuriosa così come codifica lo scrittore Walter Pater nei Ritratti Immaginari (1887) allorquando commenta la Gioconda di Leonardo.
L’estetismo si può considerare una sorta di reazione al Parnassianesimo.
Il parnassianesimo (così chiamato dal titolo della rivista “Le Parnasse contemporain”, 1866-1876) era stato un movimento che si opponeva sia alla poesia soggettiva e sentimentale del Romanticismo, sia alla letteratura di ispirazione e sociale del Realismo. Rifiutando il legame dell’arte con la vita, concepiva l’arte come rappresentazione di un mondo ideale di bellezza e di armonia, raffinata e perfetta nella forma, un superbo lavoro “di cesello e di oreficeria”. Il termine stesso “parnassiano”, derivato dal Parnaso, il mitico monte della Grecia, sede di Apollo e delle Muse, voleva indicare questo distacco dell’arte dalla vita.
I decadenti capovolgono il concetto parnassiano dell’arte. Riprendono il concetto romantico del legame tra la vita e l’arte, negato dai parnassiani, ma ne invertono i termini: non la vita deve ispirare l’arte, ma l’arte deve ispirare la vita, inventarla, plasmarla arricchirla di esperienze eccezionali nel bene e nel male, alla ricerca dell’assolutamente nuovo, del vivere inimitabile (D’Annunzio), assecondando ogni impulso interiore.
Sorge così l’Estetismo. Esso è uno dei filoni del Decadentismo, forse il più superficiale, ed interessò, oltre che la letteratura, anche il costume, per gli “atteggiamenti raffinati, simbolistici, dandy” che ispirava.
Opere emblematiche di questa concezione estetizzante della vita sono i romanzi “À rebours”, “Controcorrente” (1884) di Joris-Karl Huysmans, “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde (1854- 1900), “Il piacere” (1889) di Gabriele D’Annunzio (1863- 1938).
Oltre al Simbolismo, al Panismo e all’Estetismo, ci furono, nei primi decenni del 900 altri movimenti artistici e letterari, tutti riconducibili nell’alveo del Decadentismo per il soggettivismo, l’individualismo e il irrazionalismo di fondo che li caratterizzarono. Di essi i più importanti furono il Dadaismo e il Surrealismo.
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