Il Decadentismo in Italia
In Italia, dove la trasformazione economica in senso capitalistico avvenne in ritardo e in modo repentino, il Decadentismo penetra e si sviluppa in Italia molto lentamente, con il ritardo di circa un quarantennio rispetto alle più significative manifestazioni del Decadentismo europeo e non assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia.
Affiora confusamente nelle prime esperienze innovatrici degli Scapigliati, fra il 1860 e il 1880; lo troviamo più o meno mescolato ad elementi culturali tradizionali nelle opere di Fogazzaro, Pascoli e D'Annunzio; si avverte più chiaramente in Pirandello, nei crepuscolari, nei futuristi e finalmente, in modo più deciso, nei poeti ermetici fioriti tra le due guerre mondiali.
In Italia, per una ragione o per l'altra, possono essere considerati decadenti: Fogazzaro, Pascoli, D'Annunzio, Gozzano, Pirandello, Svevo, e influssi del decadentismo si possono riscontrare in Ungaretti, Montale, Quasimodo, nonché in alcuni autori più recenti, come Pavese, Vittoriani e Moravia.
Inoltre esso assume aspetti diversi in rapporto alla personalità di ciascun artista. Nel Pascoli assume l'aspetto simbolistico e vittimistico in D'Annunzio l'aspetto estetizzante, superomistico e sensualistico; in Pirandello l'aspetto dialettico polemico, demolitore delle ipocrisie e dei luoghi
In Italia, rispetto alla Francia è diversa soprattutto la concezione della figura del poeta, il quale mantiene una funzione di guida culturale della società, al contrario di quanto avviene oltr’Alpe, dove si riconosce nell’isolamento la condizione del poeta, costretto ai margini di una società che non gli permette di vivere.
Esemplare è la figura di D’Annunzio, poeta e letterato, ma anche uomo pubblico e straordinario precursore della moderna società dello spettacolo, che si atteggia a vate e condottiero degli spiriti più nobili e arditi della nazione.
D’Annunzio crea il mito di se stesso, l’intellettuale più celebre e chiacchierato dell’epoca in Italia.
Tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee. La sua poesia divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo che in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva.
La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell’arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più appropriata traduzione in termini letterari.
Nel Pascoli possiamo osservare invece una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che sono la base della sua ispirazione.
Quindi la rottura col Positivismo è già sancita dallo sviluppo delle poetiche decadenti e dall’opera sopra citata di Pascoli e D’Annunzio, ma c’è da dire che è proprio all’inizio del secolo che l’offensiva contro la cultura che aveva dominato la scena fino alla seconda metà dell’Ottocento si fa esplicita e imponente. La nuova mappa dell’uomo contemporaneo, non più padrone di se stesso e del mondo ma condizionato da quell’insieme di elementi che Freud, negli stessi anni, veniva definendo come inconscio, è stata consegnata alla nostra letteratura dall’opera geniale di Svevo e Pirandello.
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