Gabriele D'Annunzio: le opere principali
Canto novo
Raccolta di liriche pubblicata nel 1882. La natura è rappresentata nel suo tripudio di luci, colori, odori e con essa il giovane poeta stabilisce un "rapporto di tipo solare" proteso al godimento e alla fusione con essa.
Poema paradisiaco
Raccolta di liriche composte dal 1891 e pubblicate nel 1893. Il titolo, derivato dal latino, equivale letteralmente a "poema dei giardini". Si rileva qui la tematica decadente, ma segnata di rievocazione nostalgica, con aspirazioni epidermiche a una sorta di purezza e di spiritualizzazione delle passioni, che si traducono in un linguaggio e in una versificazione sapientissimi, accordati su toni dimessi, come di colloquio e di confessione.
Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi
L'opera poetica più notevole e famosa. Doveva essere di cinque libri, quante sono le Pleiadi, invece è solo di quattro.
- Il primo libro, Maia, è composto nel 1903 e il sottotitolo (Laus vitae) ne chiarisce i motivi ispiratori: una vitalistica celebrazione dell'energia vitale, un naturalismo pagano impreziosito o sopraffatto dai riferimenti classici e mitologici. E’ un poema vasto e ambizioso, perché vuole essere il messaggio di una vita nuova e di una nuova morale per l’umanità, o meglio per gli eletti, cioè gli eroi o superuomini. Maia canta la vita come gioia che nasce dall’abbandono all’ebbrezza dei sensi e ai suggerimenti dell’istinto, e da una comunione con la natura che ci permette di riviverne l’inesauribile energia vitale e quindi di raggiungere la pienezza dell’essere e della felicità. A questo naturalismo è connesso il mito dannunziano del superuomo, cioè dell’eroe, che è tale perché dotato di una vitalità più intensa, di una più forte capacità di godimento, e afferma la sua volontà di potenza realizzando i suoi istinti di là da ogni norma, accampandosi sulla massa degli altri uomini, gli schiavi. Poeticamente il libro ha un valore assai limitato; è condotto infatti con un’ansia di rivelazioni grandiose e un tono oracolare che non riescono a nasconderne la sostanziale povertà spirituale. È tuttavia indicativo della personalità dannunziana e della sua ispirazione.
- II secondo libro, Elettra, composto tra il 1899 e il 1902 celebra gli eroi della patria e dell'arte; nella terza parte sono cantate 25 "città del silenzio" e nella quarta parte è il famoso Canto augurale per la Nazione eletta che infiammò di entusiasmo i nazionalisti italiani. Il libro esalta gli eroi, la grandezza e la bellezza dell’eroismo, secondo il mito superumano ed estetizzante del D’Annunzio. In questo libro trovano spazio descrizioni di vecchie mura e viene rievocata la loro bellezza, la loro felicità lontana soprattutto dai tempi moderni. Comincia inoltre di qui la trasformazione del sentimento nazionale in nazionalismo ed imperialismo. Qui il D’Annunzio è chiaramente la voce di una parte importante della classe politica italiana ed europea di quegli anni, fautrice di quella politica di potenza che porterà alla grande guerra e alle successive dittature.
- II terzo libro, Alcyone, pubblicato con il primo, contiene il meglio di D'Annunzio come poeta
- Da Alcyone: “La sera fiesolana” - D’Annunzio era un terziario francescano (ordine di francescani non monastico ma laico); infatti questa poesia è scritta in un periodo in cui D’Annunzio si era dedicato a pratiche mistiche. Nella poesia si respira proprio questo francescanesimo e riecheggia anche la laude di San Francesco. Qui la natura si anima e sembra voler suggerire al poeta una vicinanza naturale e un desiderio di rivelargli il mistero che lo avvolge. Questo è un esempio di panismo (da pan, divinità greca, che vuol dire “tutto”), quel sentimento di unione con il tutto, che ritroviamo in tutte le poesie più belle di D’Annunzio, in cui egli riesce ad aderire con tutti i sensi e con tutta la sua vitalità alla natura, si immerge in essa e vi si confonde. D’Annunzio descrive questo momento straordinario in cui la natura è prossima a sorgere e già il cielo non ha più lo splendore del giorno. L’unico rumore percepibile è quello del fruscio delle foglie del gelso, fatto dal contadino che le raccoglie; il resto è tutta natura, che aspetta finalmente dalla sera, dal sorgere della luna, la pace alla fine della giornata. Nella parte centrale della poesia, la natura sembra animata, desiderosa di rivelare all’uomo il grande mistero che la circonda. Le colline, ad esempio, sembra che vogliano parlare, però un divieto impedisce loro di farlo e questo loro silenzio le rende consolatrici dell’uomo; egli vivendo a contatto con la natura sente da parte di questa il desiderio di rivelarsi. Ogni sera sembra che l’uomo possa amare la natura di un amore ancora più forte.
- Da Alcyone: “La pioggia nel pineto” - Questa lirica, una delle più belle del D’Annunzio, è stata definita una sorta di partitura musicale: la parola diventa un concerto che riproduce la caduta della pioggia nel bosco. Il poeta vaga nel bosco solitario con la donna amata, mentre la pioggia crepita sui rami e porta nella calura estiva un germinare nuovo della vita; i due viaggiano verso la più grande illusione della vita dell’uomo, l’amore, che nella quiete del bosco sembra improvvisamente possibile. Le due figure umane si fondono con la natura del bosco, in una totale e gioiosa comunione con la vita elementare di questa. La pioggia, dopo essere caduta sulla vegetazione e aver creato un insieme di suoni, di accordi che si fondono in una vasta sinfonia, finisce per penetrare nei loro sentimenti e nelle loro sensazioni.
- II quarto libro, Merope, raccoglie canti celebrativi della conquista della Libia. Notturno Raccolta di meditazioni e ricordi, in forma di prosa lirica, redatta nel 1916 durante il periodo di immobilità e di cecità. L'opera è caratterizzata da un momento di intimità e di ripiegamento su sé stesso. Nella prima parte del libro predomina il ricordo dell'amico e compagno di armi Giuseppe Miraglia, morto ancora giovane nel dicembre del 1915, cui farà seguito il sentimento denso di commozione affettuosa per la madre inferma e stanca, che morì di lì a poco, nel gennaio del 1917. Tra pagine di esaltazione eroica, in cui il poeta lamenta l'inganno che la morte gli ha teso, lasciandolo in vita al posto dei suoi più giovani compagni, tra quelle di dolente rimpianto per gli amici scomparsi, troviamo appuntate le sensazioni del poeta, le sue osservazioni sulla vita e sull'arte e preziosissime riflessioni.
![]() |
![]() |
![]() |